AstroParticelle con gli occhiali

Conferenza di Marco Arcani

18.03.2019 h 21 villa Truffini Tradate (VA)

a cura del Gruppo Astronomico Tradatese


I raggi cosmici sono principalmente nuclei di idrogeno che provengono dallo spazio come una doccia costante, una doccia piuttosto radioattiva; per indagare la loro natura e gli effetti che essi producono, questa radiazione spaziale si studia lungo tutti gli strati dell’atmosfera terrestre.

Partendo dallo spazio, con i satelliti o con gli esperimenti a bordo della stazione spaziale internazionale si raccolgono queste particelle cosmiche prima che interagiscono con l’atmosfera; a terra invece tramite rivelatori multipli - disposti su enormi estensioni di terreno - si raccolgo gli sciami di particelle prodotti durante la collisione tra i raggi cosmici e le molecole di aria. Anche in alta  montagna, a diverse quote, ci sono esperimenti adibiti ad esempio alla misura dei neutroni cosmici, gli stessi neutroni che producono il famoso carbonio-14 che utilizziamo per datare i reperti archeologici.



Ma per studiare il comportamento di queste particelle aliene durante il primo contatto con gli atomi terrestri servono i palloni stratosferici. I rivelatori a bordo dei palloni devono però essere leggeri per permettere al carico di raggiungere le quote più alte, per questo si escogitano le soluzioni più originali e innovative, col fine di raccogliere le tracce elusive che lasciano questi pellegrini subatomici.

I motivi che spingono gli scienziati a studiare i raggi cosmici in atmosfera sono molti, ad esempio grazie a questi esperimenti, da diversi anni sappiamo che esiste una fascia di quota (tra 5.000 e 16.000 metri) ad alta dose di radioattività. Incidentalmente è la fascia in cui volano tutti gli aerei di linea e sapere quanta dose di radiazione viene assorbita dal nostro corpo, ci può aiutare a difenderci.



Anche nello spazio il problema della radiazione ionizzante è uno dei principali ostacoli che frena le spedizioni a lunga permanenza. Molte industrie stanno escogitando nuove tute spaziali per proteggere gli astronauti e permettere loro di intraprendere nuove avventure, come l’ambito viaggio su Marte.

Nell’ambito delle sue ricerche sui raggi cosmici, il relatore presenta i risultati di due esperimenti effettuati con palloni stratosferici fino a 30.000 metri di quota. Il primo esperimento si è svolto  nel cielo del deserto tra California e Nevada, il secondo dal Parco Regionale del Matese. Oltre all'utilizzo di rivelatori più tradizionali, in entrambi i casi le particelle cosmiche sono state catturate con trappole molto particolari e insospettabili.



Le ricerche in stratosfera sono servite per promuovere un progetto didattico nazionale sullo studio dei raggi cosmici, fondato dallo stesso relatore: il progetto ADA (Astroparticle Detector Array). Le misure effettuate andranno così ad ampliare l'archivio di dati che ADA raccoglie fin dal 2013.

P.S.T.

Commenti

Post popolari in questo blog

L’altare di San Pietro in Gemonio

Astrofisica delle alte energie in parrocchia

Concluso International Cosmic Day 2017