L’altare di San Pietro in Gemonio
di Don Maurizio Canti
All’incrocio delle due strade statali Besozzo- Vergiate e Laveno-Gavirate, si trova una chiesa molto antica intitolata a S. Pietro in Gemonio, donata dal re Liutprando al monastero pavese di S. Pietro in Ciel d’Oro nel 712. La chiesa ha subito numerosi interventi edilizi nei sec. XI e XV. Nella chiesa vi è un altare la cui descrizione si ricava dal volume “La pittura dal Ticino all’Olona” - Cariplo 1992 - a pag. 219 e con la tav. n. 6 a pag. 72. Questo il testo: “l’altare, in muratura intonacata, ha forma parallelepipeda e conserva sui lati una decorazione a fregi dipinti in rosso su fondo bianco relativa ad un rifacimento quattrocentesco, al quale si deve anche la decorazione del paliotto a imitazione di un tessuto a fili d’oro con cristogramma, che è invece stata staccata dal supporto murario durante i restauri ed è attualmente collocata a destra dell’abside maggiore. Lo stacco della decorazione quattrocentesca ha riportato in vista la decorazione originaria, databile al X secolo, eseguita in ocra rossa su scialbo di calce steso sull’intonaco...” (foto 1).
Viene proposta una datazione dell’altare, che sarebbe un rifacimento di altro preesistente, verso il 925-950 (M.C. Magni). Il tipo di altare a nicchie riconduce ad esempi altomedievali noti anche in area ravennate e testimoniati sino al sec. XII. Dell’altare si dice che è un esempio precoce di tale tipologia, dove si assiste alla contaminazione tra il repertorio decorativo ampiamente diffuso nella decorazione scultorea altomedievale, (ornati astratti sul fondo delle nicchie) e l'inserimento di un elemento di ispirazione naturalistica.
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Foto 1 - L'Altare di S. Pietro a Gemonio (Foto M. Canti). |
Sempre la scheda continua sostenendo un’ipotesi di transizione del linguaggio decorativo che si riscontra nella produzione occidentale dei sec. IX-X a partire da allusioni a materiali pregiati (marmi e laterizi per plutei, archi e capitelli), ma preferendo l’imitazione dei tessuti decorati e ricamati delle tovaglie dell’altare per i rapporti cromatici e i moduli ornamentali. Non convincendo lo scrivente, tali interpretazioni, vere per la evoluzione dell’arte, ma limitanti circa il fatto che tutto si svolge in una chiesa e in modo specifico circa una mensa eucaristica, ho iniziato una ricerca che dura da anni per una lettura globale più vasta dei significati decorativi, religiosi e funzionali degli affreschi. Quanto ho raccolto non può essere indicato in questo breve scritto. Mi limiterò a qualche indicazione essenziale a cui seguirà una conclusione. Anzitutto va notato che le stelle a raggi (sei) o rose a petali sono di quattro tipi: tipo a-b-c-d (foto n. 2).
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Foto 2 - I quattro tipi di rose a sei petali di S. Pietro in Gemonio, simboli solari - cristiani (Disegno M. Canti). |
Gli stessi disegni a raggi inseriti in un cerchio compaiono su scudi attici e hanno significato di simboli solari protettivi. I raggi sono 4-6-8, ma in prevalenza sono sei. Il tipo più diffuso è il simbolo solare per eccellenza 2a. Nelle sculture e decorazioni è spesso associato al tipo 2b (con asse verticale non diritto, ma leggermente inclinato avanti o dietro), vedi il sarcofago di S. Anastasia a Sesto Reghena e in molte sculture e plutei a Cividale del Friuli (tempietto e museo), a Milano (Museo del Castello Sforzesco). Si va dal IV al X sec.
Interessante è il sarcofago di Baebia Hertofila a Roma (III sec.) il cui coperchio rappresenta l’Ultima Cena con i pani messi in fila con inseriti i raggi di ogni tipo (che evolveranno nei petali o nell’ideogramma Chiro bizantino della resurrezione). Vedi anche i numerosi sarcofaghi tra i quali quello in S. Ambrogio e nel Museo del Castello Sforzesco a Milano. L'evoluzione dei raggi in petali naturalistici è anche nella stella dei Magi rappresentata nelle sculture antiche cristiane. Il significato solare è spesso rafforzato da un secondo cerchio al quale sono applicati all’interno o all’esterno dei raggi che sono la stilizzazione del girasole (questo ancora oggi sul mobilio orientale o di zone alpine - specie cassapanche, culle). Un primo dato è l’influsso orientale sulla decorazione dell’altare, il cui significato simbolico sta per essere superato dal valore decorativo, ma il tutto va inserito nel nuovo contesto cristiano che utilizza simbologia e decorazione.
Vediamo allora che cosa si può applicare per dare un significato alle decorazioni dell’altare di S. Pietro in Gemonio:
- Le due nicchie sormontate da due volte sono divise da una linea rossa o asse centrale o palo cosmico o albero stilizzato che unisce cielo e terra.
- I riquadri laterali che fanno pensare a due scale sono catene umane stilizzate che uniscono cielo e terra (cfr. Francia - Spagna - Mexico - Bolivia). La chiesa aveva valore cimiteriale.
- I riquadri sono pensati senza affreschi, eccetto quello in alto a sinistra dove un albero non è solo intromissione naturalistica, ma è l’albero della vita.
- Il primo simbolo solare (a) illumina disegni con croci (7) e uno senza: i giorni della creazione e 1° 8° della resurrezione? Rappresenta forse la nuova creazione in cielo con alta stilizzazione? La nuova Gerusalemme illuminata da Cristo nuovo Sole?
- Il secondo simbolo solare (b) illumina un disegno che reca sopra delle crocette (cielo) e monti sotto (terra): il mondo da salvare?
- Il simbolo solare (c), simile ad (a) per la posizione dei petali, ma diverso per 1 raggi esterni al secondo cerchio è una evoluzione di arricchimento del significato simbolico. Il disegno sotto potrebbe rappresentare il disegno della spirale o del nodo gordiano che ricordano l’eternità, il tempo senza fine. Sopra è riconoscibile un animale stilizzato con altri segni di difficile interpretazione, che per ora non vengono indicati. - Il simbolo solare (d) è il più bello ed elaborato. I raggi esterni assumono un valore decorativo totalizzante sull’intero affresco.
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Foto 3 - Pietra ritrovata durante i restauri (1995), della parrocchiale di Vedano Olona, con la rosa a sei petali (foto M. Canti). |
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Foto 4 - Il sarcofago di Baebia Hertofila, ora a Roma (III sec.), in basso si notano i pani con i raggi (Foto M. Canti). |
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Foto 5 - Il sarcofago di S. Anastasia a Sesto Reghena V-VI sec. |
Don Maurizio Canti, parroco di Gornate Superiore, è anche un appassionato studioso di arte e archeologia religiosa. La Prealpina e Luce pubblicano spesso suoi interventi in merito. Anche La Concordia ha ospitato alcuni suoi scritti. Don Maurizio ha ora voluto farci un regalo fornendoci, in anteprima un articolo, frutto di un suo studio nel quale analizza e descrive l'altare di S. Pietro in Gemonio e in particolare alcune decorazioni (i simboli solari o stelle a raggi). Don Maurizio ne sintetizza i significati, i riferimenti storici e religiosi, le localizzazioni. Questi simboli sembrano essere legati anche al nostro territorio in quanto proprio don Canti ha trovato nel giardino della canonica di Vedano Olona una stele romana che riporta un simbolo solare: il cerchio a sei petali. L'articolo che pubblichiamo è di un valore eccezionale per i seguenti tre punti:
- La confutazione dei metodi comparativi nell'arte, senza tener conto dei valori religiosi del tempo.
- I contatti culturali ad ampio raggio
- Il reperto di Vedano Olona è l'unico della valle Olona, ma non il solo in quanto si registrano altri ritrovamenti nella zona del Varesotto, come a Bardello e a Castelnovate.
Tratto da: La Concordia del 10 Ottobre 1996
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